sabato 17 aprile 2021

Hirano Keiichirō - RACCONTO DI UNA LUNA - Lindau

 

Hirano Keiichirō
RACCONTO DI UNA LUNA
(Ochogetsu monogatari, 1999 )
Traduzione dal giapponese e postfazione di Laura Testaverde
Lindau
Collana Contemporanea
pp. 158, marzo 2021, Euro 16.50, brossura


Il libro

Alle soglie del ventesimo secolo, mentre il Giappone, finalmente aperto all’incontro con l’Occidente, sta affrontando le sfide della modernizzazione, un giovane poeta si perde, per una serie di misteriose coincidenze, nei boschi rigogliosi delle montagne di Kumano, magica culla delle più antiche tradizioni nipponiche. Lanciatosi all’inseguimento di una farfalla, o di un sogno, Masaki sembra risucchiato in un mondo primordiale, in cui il confine tra immaginazione e realtà si fa via via più vago. Com’è giunto fin lì? Chi è la misteriosa donna che sembra attirarlo a sé? Cosa, di ciò che ha visto e vissuto, è realmente accaduto? 

Scritto in una lingua ricercata e suggestiva, Racconto di una luna è un romanzo onirico e ricco di poesia che trasporta il lettore in un Giappone lontano e incantato. Una delle prime, convincenti prove di un giovane autore che avrebbe vinto il premio Akutagawa.


L'autore

Hirano Keiichirō è nato nel 1975 a Gamagōri, si è laureato in giurisprudenza all’Università di Kyōto. Nel 1998 il suo Nisshoku (più di 400.000 copie nel solo Giappone), ha vinto il premio Akutagawa, il più ambito premio letterario giapponese, conferito alla migliore opera letteraria. Paragonato spesso a Yukio Mishima per l’eleganza e la preziosità dello stile, dal 2008 è membro della giuria del premio letterario intitolato al grande scrittore. Chevalier de l’Ordre des Arts et Lettres del Ministero della cultura francese, le sue opere sono state tradotte in Francia, Corea, Taiwan, Russia ed Egitto. In Francia ha ottenuto il premio Bunkamura des Deux Magots nel 2009 per il romanzo Dōn.


L'incipit

Quel giorno d'inizio estate del trentesimo anno dell'era Meiji volgeva all'imbrunire. Non lungi da villaggio di Totsukawamura, nella regione di Nara, la sagoma di un giovane si stagliava immobile sull'erta del monte Osendake. Indossava uno hakama di tessuto di Kokura su un kimono bianco a motivi blu e, benché avesse naturalmente sostituito i geta alti con sandali da viaggio in paglia, cuoi per la testa ben rasata, vuoi per il viso lievemente emaciato, aveva invero l'aspetto di uno dei tanti studenti fuori sede a spasso nel quartiere Mita a Tokyo. La sua figura strideva alquato col paesaggio circostante.

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