L’esposizione, intitolata Ungaretti poeta e soldato. Il Carso e l’anima del mondo. Poesia pittura storia, si sviluppa tra il Museo di Santa Chiara a Gorizia e la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea a Monfalcone e è stata anticipata da uno spettacolo teatrale che si è svolto in aprile.
La parte goriziana è il racconto completo della storia di Ungaretti sul Carso, il racconto delle battaglie a cui ha partecipato, i momenti di riposo in retrovia, i congedi, e poi il racconto dei luoghi sul Carso, fino al loro così caratteristico aspetto morfologico.
La parte storica legata alle vicende del soldato Giuseppe Ungaretti sul Carso, e a tutte le battaglia lì svoltesi, è stata coordinata da Lucio Fabi, grande esperto della materia. Nicola Labanca, professore dell’Università di Siena, introduce invece i motivi dello scoppio della Prima guerra mondiale e l’ingresso dell’Italia nel conflitto fino al fronte sul Carso.
C’è naturalmente, anzi ne rappresenta il punto di scaturigine, tutto l’aspetto letterario. È ovviamente legato alla scrittura delle poesie, e alla pubblicazione a Udine, in 80 soli esemplari nel dicembre 1916, a cura di Ettore Serra, de Il porto sepolto, quel primo libretto ungarettiano che nasce proprio dall’esperienza della guerra.
Due tra i maggiori poeti italiani contemporanei, Paolo Ruffilli e Maurizio Cucchi, si sono occupati dell’analisi de Il porto sepolto, il primo nella sua versione del 1916 e il secondo avendo affrontato il tema, fondamentale in Ungaretti, delle innumerevoli varianti successive.
Ma come tutto ciò è diventato una
mostra? Il percorso non parte dal piano terra del Museo di Santa
Chiara ma da una vera e propria sala cinema da cento posti creata al
terzo e ultimo piano del museo. È quello lo spazio di avvio di
uno straordinario viaggio tra letteratura, storia e
pittura.
Un docufilm di Marco Goldin, della durata di
quaranta minuti, appositamente realizzato, racconta la storia di
Ungaretti sul Carso. Un grande schermo accoglie immagini
straordinarie, da quelle d’epoca a tutte quelle girate con i droni
sul Carso nelle varie stagioni, fino agli interventi girati
proprio sul Carso con lo stesso Goldin da solo o in dialogo con Fabi.
Per finire con gli spezzoni, concessi dalle Teche RAI, dedicati
agli interventi dello stesso Ungaretti negli anni
sessanta del Novecento. Alessandro Trettenero ha animato e
montato il docufilm, con la straordinaria finalizzazione audio di
Federico Pelle. Dunque, un vero e proprio mini-film che servirà al
visitatore per conoscere e comprendere il senso della storia che la
mostra vuole raccontare.
Nel film si vedono anche, con
sensibilissime e poetiche animazioni, alcuni dei quadri che
dodici pittori italiani hanno realizzato sui luoghi di Ungaretti sul
Carso. I loro quadri, un centinaio, tutti realizzati appositamente
per la mostra, sono presenti a ognuno dei tre piani sottostanti del
museo goriziano, costituendo quel filo da non smarrire mai. Questi i nomi degli artisti:
Laura Barbarini, Graziella Da Gioz, Franco Dugo,
Giovanni Frangi, Andrea Martinelli, Matteo Massagrande,
Francesco Michielin, Cesare Mirabella, Alessandro Papetti,
Franco Polizzi, Francesco Stefanini, Alessandro Verdi.
Lasciato l’ultimo piano del museo,
il percorso è quindi a scendere. Al piano
secondo, in una sala a questo riservata, inizia l’approfondimento
letterario. Su un grande schermo, il video con la
registrazione di un colloquio tra Paolo Ruffilli e Marco
Goldin dedicato a Il porto sepolto. La lettura di alcune
tra le poesie del libro è stata affidata all’attore Gilberto
Colla.
Negli spazi più ampi dello stesso
secondo piano inizia il viaggio attraverso la pittura dei dodici
artisti, mentre nella prima di diverse teche sono esposti gli
apparati ricetrasmittenti sia italiani sia austro-ungarici legati
alla guerra carsica, per tenere insieme lo spirito della poesia con
la drammatica fisicità della guerra.
Al piano primo, in una sala
corrispondente a quella del piano superiore, su un altro grande
schermo si vedono e ascoltano tutti gli approfondimenti di
natura storica e militare, con i testi di Lucio Fabi e la
voce narrante di Gilberto Colla. Le battaglie sul Carso vengono
analizzate sempre con riferimento alla partecipazione di Ungaretti
alla vita di trincea e di retrovia.
Negli spazi più ampi del primo
piano, e poi del piano terra, prosegue il viaggio nella
pittura dei luoghi sul Carso, ma anche con alcune
straordinarie opere che ritraggono Ungaretti, appositamente
realizzate. Al centro della sala al primo piano altri oggetti e
uniformi continuano a dare il senso della verità della guerra
accanto alla poesia, grazie alla collaborazione con il Museo della
Grande guerra di Gorizia e con alcune collezioni private.
Al piano terra anche
una ricostruzione, in una suggestiva, alta abside, di un campo
di battaglia. Sempre al piano terra, viene esposta una preziosissima
copia de Il porto sepolto, quella vidimata dalla Procura del Re,
con timbro datato 24 dicembre 1916. Il libro, restaurato per questa
circostanza, così come la copia numero 1 esposta invece a
Monfalcone, viene prestata dalla Biblioteca Civica “Vincenzo Joppi”
di Udine.
Insomma, colore della bella pittura, il suo
silenzio, con il fragore delle battaglie in una grande mostra
multidisciplinare.
Nelle immagini:
Giuseppe Ungaretti in trincea con un amico del suo reparto
Andrea Martinelli, Il poeta e le ombre della sera, 2024
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