Gad Lerner, Laura Gnocchi
DIMMI COS'E' ILFASCISMO
I ragazzi di ieri lo raccontano a quelli di oggi
illustrazioni di Piero Macola
Feltrinelli
collana Feltrinelli Up
aprile 2025
pp. 160, euro 15
ISBN 9788807910944
Che cos’è il fascismo? Siamo sicuri che sia scomparso? I racconti di chi il fascismo lo ha vissuto, e si è ribellato, quando era giovane come voi oggi.
Sono passati ottant’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale. L’Italia da allora ha vissuto in pace, ma vi sarà giunta l’eco di nuove guerre scoppiate all’improvviso, epidemie e disastri ambientali. In questi momenti la Storia può diventare per noi una buona consigliera e può aiutarci a capire oggi con quali pretesti l’umanità venne allora divisa in persone di serie A e di serie B, perché i nonni dei nostri genitori abbiano obbedito a dittatori fanatici.
Erano i tempi del fascismo, un’invenzione italiana del 1919, quando Benito Mussolini prese il potere e trasformò rapidamente il Regno d’Italia in una dittatura. Ma la sua ambizione non era solo quella di comandare, voleva cambiare la testa della gente, fargli il lavaggio del cervello. Il suo regime durò oltre vent’anni, seguiti da venti mesi di guerra civile, nel corso dei quali l’antifascismo divenne Resistenza fino ad arrivare nell’aprile 1945 alla resa del nazifascismo. La Liberazione, appunto, celebrata da allora come festa nazionale ogni 25 aprile.
Le partigiane e i partigiani che abbiamo intervistato ci raccontano com’è andata per davvero e le loro storie ci ricordano che la libertà non è un regalo per sempre, dobbiamo guadagnarcela ogni giorno.
Un estratto
Buoni consigli dai ragazzi che fecero la Resistenza
Quando esplodono guerre furibonde tra popoli convinti che l’altro rappresenti una minaccia alla propria esistenza, dunque vada cacciato o sottomesso, e quando ci sono perfino guerre civili all’interno dello stesso popolo (è successo anche in Italia), allora i promotori di queste guerre, per giustificarle, hanno bisogno di riscrivere il passato, cioè la storia della nazione. Così la storia si taglia e cuce manco fosse un abito di sartoria, adattandola alle esigenze attuali con il rischio di ricascare negli stessi tragici errori. Ecco perché studiare la storia è necessario, può essere un esercizio affascinante, ma disseminato di trabocchetti in cui dovrete stare attenti a non cadere.
Sono passati ottant’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale. L’Italia da allora ha vissuto in pace. Ma nel corso della vostra infanzia sarà giunta in casa anche a voi l’eco di nuove guerre scoppiate all’improvviso, sempre più vicine, non previste. E inoltre epidemie, disastri ambientali causati dal cambiamento climatico, grandi migrazioni. Magari si preferisce far finta di niente, ma nell’aria c’è di nuovo molta inquietudine e allora il ricordo di tempi bui che sembrano lontani può suonare come un campanello d’allarme.
È in questi momenti che la storia può diventare per noi una buona consigliera. Sforzarci di capire, ottant’anni dopo, con quali pretesti l’umanità venne divisa in persone di serie A e di serie B; perché i nonni dei nostri genitori abbiano obbedito a dittatori fanatici che esaltavano la guerra come “igiene del mondo”; se davvero fosse impossibile accorgersi delle deportazioni di massa e dei treni diretti verso i campi di sterminio; o se invece abbia ragione lo scrittore Primo Levi, sopravvissuto ad Auschwitz, quando scrive che le persone “non sapevano perché non volevano sapere, anzi, perché volevano non sapere”. Una tentazione in cui potremmo cadere anche noi?
Erano i tempi del fascismo, un’invenzione italiana del 1919 che purtroppo avrebbe avuto molto successo e trovò imitatori all’estero. Benito Mussolini prese il potere nel 1922 e trasformò rapidamente il Regno d’Italia in una dittatura. Ma la sua ambizione non era solo quella di comandare. Il Duce, come si faceva chiamare, voleva cambiare la testa della gente, fargli il lavaggio del cervello. Per dirla con parole sue: “fascistizzare gli italiani”. Seguendo il modo di ragionare di Mussolini, chissà, forse scopriremo qualche somiglianza con i nuovi potenti di oggi, così abili nel calare dall’alto in basso le loro “verità” (non sempre vere) su una massa di milioni di followers. Sosteneva Mussolini, l’inventore del fascismo: “La massa è un gregge di pecore che va condotto con due redini: entusiasmo e interesse”. Alla massa dei cittadini non andava lasciato il potere di decidere, la democrazia. E difatti il Duce precisava: “Nego che possa governarsi da sola. La massa ama gli uomini forti. La massa è donna”. Come avrete capito, l’inventore del fascismo non teneva le donne in grande considerazione.
Il suo regime durò oltre vent’anni, dal 1922 al 1943, seguiti da venti mesi di guerra civile nel corso dei quali l’antifascismo divenne Resistenza, armata e disarmata, movimento partigiano, Comitato di liberazione nazionale, fino ad arrivare nell’aprile 1945 alla resa del nazifascismo, cioè dell’alleanza fra l’esercito tedesco di Hitler e i seguaci di Mussolini. La Liberazione, appunto, celebrata da allora in poi come festa nazionale ogni 25 aprile.
Estendere il diritto di voto alle donne, cancellando un’antica discriminazione, fu non a caso tra i primi atti della neonata democrazia. Seguirono in tempi brevi la trasformazione dello Stato da monarchia a repubblica, eliminando la figura di un capo che diventa tale senz’altro merito se non quello di essere figlio del re precedente; e poi la scrittura di una Costituzione molto attenta, con le sue regole, a evitare che le diverse autorità facciano pesare eccessivamente il loro potere sui cittadini.
La triste lezione della dittatura fascista e il coraggio di chi vi si era ribellato mettendo a rischio la propria vita hanno ispirato quel testo che dal 1948 è diventato la nostra legge fondamentale. Basti pensare che a presiedere l’Assemblea Costituente venne chiamato un insigne giurista che era stato anche il detenuto politico antifascista che aveva trascorso più tempo, quasi vent’anni, nelle carceri del regime: Umberto Terracini.
Con quel che sta succedendo nel mondo non è una perdita di tempo chiedersi cos’è stato il fascismo e come ne siamo venuti fuori.
Ma, un momento. Cos’è stato il fascismo? O meglio: cos’è il fascismo? Siamo sicuri che sia una malattia da cui siamo definitivamente guariti?
Noi siamo andati a chiederlo a chi il fascismo lo ha vissuto, e si è ribellato, quando era giovanissimo come voi oggi. Incontrarli da vecchi è stato emozionante. Con il supporto dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia) abbiamo raccolto centinaia di testimonianze video che potete trovare online nel Memoriale della Resistenza Italiana noipartigiani.it.
La gran parte di loro non sono più viventi, ma per fortuna abbiamo fatto in tempo a raggiungerli prima che fosse troppo tardi. Raccontano le storie più varie, avventurose, zeppe di momenti tragici e di scampati pericoli. La gran parte di loro apparteneva a famiglie umili che in tempo di guerra facevano la fame, solo pochi ebbero il privilegio di studiare. Li differenziano anche idee politiche (molti non ne avevano ancora) e credo religioso. Ma a unirli tutti è quello che a un certo punto abbiamo imparato a riconoscere come “il sesto senso partigiano”. Di cosa si tratta? Alla parola “fascismo” è come se tutti loro sollevassero un’antenna. Ci è venuta in mente l’antica pratica dei rabdomanti, quei personaggi ai quali i contadini attribuivano il superpotere di indicare dove si trovasse acqua nel sottosuolo. Niente di magico, però, nelle testimonianze di questi vostri coetanei d’altri tempi. Semmai un gran fiuto. La capacità di intercettare tracce, indizi di fascismo che a loro sono rimasti purtroppo familiari anche da vecchi. Per trasferire a noi un avvertimento: state attenti, imparate a riconoscerlo. Non importa se al giorno d’oggi lo si chiami ancora fascismo o in altro modo. Ma quando vi imbattete nella propaganda nazionalista (“prima i nostri!”), nel linguaggio politico urlato e aggressivo (“parlo male perché appartengo al popolo!”), nel disprezzo rivolto agli intellettuali (“con la cultura non si mangia!”), nella faccia truce davanti agli immigrati (“adeguatevi o tornate a casa vostra!”), nel sarcasmo riservato alle donne e agli omosessuali (“per comandare ci vogliono uomini forti!”)… be’, saranno passati anche ottant’anni ma noi sentiamo puzza di bruciato.
Ne hanno viste di tutti i colori, i protagonisti e le protagoniste delle storie che trovate nelle pagine seguenti. Gli dobbiamo riconoscenza perché se siamo nati liberi è merito anche del loro coraggio. Saremmo stati capaci di comportarci allo stesso modo? Chissà. L’importante è raccogliere il loro avvertimento: il fascismo è una malapianta infestante che cambia aspetto, non si ripresenta mai uguale e va estirpata per tempo. La libertà non è un regalo per sempre, dobbiamo guadagnarcela ogni giorno.
Gad Lerner è nato a Beirut nel 1954 da una famiglia ebraica e a soli tre anni si è dovuto trasferire a Milano. Come giornalista, ha lavorato nelle principali testate italiane da inviato o con ruoli di direzione. Ha ideato e condotto vari programmi d’informazione televisiva alla Rai, La7 e Laeffe. Ha diretto il Tg1. Ora scrive su “Il Fatto Quotidiano” e “Nigrizia”. Con Feltrinelli ha pubblicato Operai (1988, 2010), Tu sei un bastardo. Contro l’abuso delle identità (2005), Scintille (2009), Concetta. Una storia operaia (2017), L’infedele (2020) e Gaza. Odio e amore per Israele (2024). Ha curato, insieme a Laura Gnocchi, Noi, Partigiani. Memoriale della Resistenza italiana (2020), Noi, ragazzi della libertà (2021) e Dimmi cos'è il fascismo (2025).
Laura Gnocchi è giornalista. Ha diretto varie testate, tra cui “Il Venerdì di Repubblica”. Il suo ultimo programma televisivo è stato La scelta, ideato insieme a Gad Lerner, con il quale ha curato anche Noi, partigiani. Memoriale della Resistenza italiana (Feltrinelli, 2020), Noi, ragazzi della libertà (Feltrinelli, 2021), entrambi nati dalla raccolta di oltre novecento videointerviste realizzate in collaborazione con l’Anpi, Associazione nazionale partigiani d’Italia, e Dimmi cos'è il fascismo. I ragazzi di ieri lo raccontano a quelli di oggi (Feltrinelli, 2025, con le illustrazioni di Piero Macola).
Piero Macola (Venezia, 1976) dopo gli
studi di fumetto all’Istituto Saint Luc di Bruxelles si trasferisce
a Parigi nel 2002. Dal 2014 collabora con l’importante editore
francese Futuropolis (etichetta di Gallimard), per il quale pubblica
i graphic novel Kérosène e Le tirailleur e partecipa a diversi
volumi collettivi. In Italia ha pubblicato Fuori bordo e Sola
andata.
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