Mathijs Deen
IL FIUME INFINITO
Storie dal regno del Reno
(titolo originale De grenzeloze rivier. Verhalen uit het rijk van de Rijn,2021)
traduzione di Chiara Nardo
Iperborea
collana Gli Iperborei / 397
aprile 2025
pp. 416, euro 20
ISBN 9788870916973
«Il Reno c’è sempre stato.» Entità arcana, non ha un inizio né una fine. È inutile cercarne le sorgenti nelle nevi alpine, perché le sue acque sono fatte di pioggia e di tutti i fiumi, ruscelli e rigagnoli del suo regno. Inutile anche risalire alle sue origini nel tempo, perché la storia geologica, con i suoi terremoti e nubifragi, le sprofondano in un momento indefinito in cui le Alpi non erano ancora emerse dal mare. Così, dopo una carrellata in time-lapse degli sconvolgimenti geologici tra il Mesozoico e il primo Cenozoico, per fare il ritratto del Reno Mathijs Deen rivolge lo sguardo ai suoi remoti abitanti – esseri umani ma anche ippopotami, tapiri, elefanti – trasformando la Storia in storie: l’avventura di una povera femmina di salmone di tre milioni d’anni fa che risale il fiume per deporre le uova e trova tutto cambiato; la vita, la malattia e la morte della «ragazza di Steinheim», l’essere umano più antico vissuto sul Reno di cui ci sia traccia; ma anche le storie di un fiume teatro di guerre, dai successi romani contro i frisi e i cauci fino all’orrore negli occhi di un capitano tedesco che, il 7 marzo 1945, vede gli americani assaltare il ponte a Remagen; e la felicità di due abitanti dell’ex DDR quando finalmente visitano la rupe della ninfa Lorelei cantata da Heine. In un intreccio di storia, reportage e spunti autobiografici, la scrittura «vaga in quella terra di nessuno tra l’uomo e la natura, la fantasia e la scienza», e l’autore, «piccola presenza accidentale» nell’enorme meccanismo senza vita della natura, si lascia affascinare dal lavorio incessante dell’umanità sulle sponde del Reno, mentre lui, il Reno, scorre indifferente verso il mare.
L'incipit
Era giovedì 13 settembre 2018, e su un promontorio della piccola isola mediterranea di Lissa c’erano lunghe tavole apparecchiate. Tra le conifere erano appesi festoni di lampadine. Il sole era tramontato, l’occidente rifletteva l’ultimo bagliore di luce. Mia figlia si era appena sposata ed ero a tavola di fronte a lei. L’uomo alla mia sinistra, che si chiama Ed, si era appena seduto dopo aver fatto un brindisi agli sposi. Oltre a essere il patrigno inglese di mia figlia, Ed è anche geologo. Bicchiere in mano, aveva esordito osservando che ci trovavamo tutti su un’isola dell’Adriatico di cui dal punto di vista geologico si potevano dire molte cose interessanti, ma si sarebbe trattenuto perché non era questo il motivo per cui eravamo lì. «Stasera», rassicurò gli ospiti, «siamo tutti qui per festeggiare gli sposi.» Seguì un discorso con le battutine di rito, che si concluse con la confessione che lui, benché non l’avesse mai espresso a parole, voleva bene a mia figlia e le augurava tutta la felicità del mondo. «Non male», gli dissi in un mezzo tentativo di understatement britannico quando tornò a sedersi. Lui ridacchiò. Vent’anni prima aveva sposato la donna da cui avevo divorziato. Per via del suo lavoro si era portato la mia ex e mia figlia al di là del mare, in Scozia, e adesso eccoci qui. Io avevo già fatto il mio discorso per la sposa, e avevo strappato qualche lacrima. Lui invece strappò risate. «Volevo chiederti una cosa», dissi, cercando di tenere viva la conversazione, «sto scrivendo un libro sul Reno. E visto che siamo qui a parlare di cose della vita» – feci un cenno verso gli sposi – «immagina che il fiume sia un personaggio, con una vita e una morte…» Per un istante fui distratto da mia figlia, che avendo frainteso il mio cenno mi rispose sollevando il calice. Come un sol uomo io e Ed prendemmo il bicchiere per brindare alla sposa. Lei sorrise, sorridemmo anche noi. «Immagina che il Reno sia un personaggio», ripresi quando mia figlia distolse l’attenzione, «e che quindi abbia una nascita e una morte.» Ed annuì, posò il bicchiere e guardò il piatto. «Se è un bambino», dissi, «si può immaginare che sia un figlio delle Alpi, visto che è lì che nasce. Ma queste Alpi non sono sempre esistite. Raccontami come si sono formate, tu che sai queste cose. Come se fossimo stati lì presenti.»
Mathijs Deen è uno scrittore e giornalista olandese, autore di reportage, documentari, programmi radiofonici, saggi narrativi, racconti e romanzi che gli sono valsi importanti riconoscimenti di pubblico e critica. Iperborea ha pubblicato Per antiche strade, che combina ricerca storica, diario di viaggio e racconto, e il romanzo La nave faro.
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