(titolo originale Pathemata, Or, The Story of My Mouth)
traduzione di Alessandra Castellazzi
Nottetempo
collana Narrativa
aprile 2025
pp. 96, euro 14
ISBN 9791254801840
Secondo pannello di un dittico avviato nel 2009 con Bluets (pubblicato in Italia da nottetempo nel 2023), Pathemata, O, la storia della mia bocca tocca con grazia le corde più intime dell’esperienza umana, fondendo insieme il “diario di una paziente” – ovvero il racconto di un decennio di dolore alla mascella – e l’esplorazione personale del punto di unione tra onirico e ordinario. Nelle parole di Maggie Nelson l’inconscio si insinua nella quotidianità e svela timori taciuti, ferite represse. Passando dalle proprie vicissitudini cliniche al territorio inesplorato della maternità, dagli inciampi di un rapporto amoroso agli squarci lasciati dal lutto, l’autrice si mette a nudo con una scrittura evocativa, musicale ed essenziale. Nelson ci fa sentire con forza inedita l’emozione più profonda e vera: tutti noi abitiamo un corpo capace di provare amore e dolore, patimenti e passioni, tutti noi siamo presi dallo sforzo costante di connetterci con gli altri.
Un estratto
Mi alzo per prima per stare da sola, ma anche perché la mandibola mi fa così male che non riesco a rimanere a letto. Al mattino è come se la mia bocca fosse sopravvissuta a una guerra – ha protestato, si è nascosta, ha sofferto. È fluttuata, i suoi minuscoli punti di contatto hanno sferrato attacchi e li hanno respinti, il dolore è saettato e poi si è addensato attorno all’articolazione. Anziché trovarsi l’un l’altro i miei denti incontrano la guancia, e la masticano, lasciando dietro di sé due catene montuose. Mi ficco il lenzuolo in bocca per avere la certezza che sono ancora qui, ancora radicata alla crosta.
Quando h è a casa, cioè circa la metà del tempo in questo periodo, mi scuso per le macchie bianche sul bordo del piumone. Dice che non sono un problema, però lo rattristano.
Un articolo di giornale lo definisce “fervore mattutino”. Per circa due anni lo stronco sul nascere leggendo le notizie su Twitter. Prima mi dispongo a scoprire le personalità e i cani e le abitudini di cucito di ex procuratori e procuratrici. Dimostrano una confidenza con il lessico della moralità che mi meraviglia – dopo anni passati a mettere al gabbio la gente. Poi passo del tempo in compagnia di vari epidemiologi, disponendomi a scoprire il loro senso dell’umorismo, le loro ossessioni (“Mi trattengo solo per Omicron!”), l’uso della punteggiatura, la “tolleranza del rischio”, le reazioni ferite all’aggressività altrui. Mi diverte in particolare l’ottimismo osteggiato di Monica Gandhi, i suoi “grazie” passivo-aggressivi, il suo apprezzamento quasi erotico per i vaccini. (...)
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