Lidia Calabrò
FORMARE AL CODICE ETICO
Analisi strutturale, linguistica e contenutistica di un corpus di codici etici universitari della zona euro
NeP edizioni
collana Diritti umani, Sicurezza e Diritto del lavoro
aprile 2025
pp. 360, euro 22
ISBN 9788855003919
Una ricerca che riguarda l’analisi comparativa di codici etici universitari della zona euro a
partire dal codice cardine della MCU (Magna Charta Universitatum).
L’autrice, docente universitaria, si interroga sull’esistenza di una struttura univoca e uniforme
per la progettazione e creazione di un codice etico, nonché sulla completezza dei codici in
merito alla presenza delle parole-chiave e al loro significato interno alle singole istituzioni.
Inoltre, i codici, così strutturati, sono utili al buon funzionamento dell’istituzione universitaria?
Per poter rispondere si è proceduto, prima di tutto, con lo stato dell’arte dei codici etici
universitari. È stato poi affrontato il tema della corruzione accademica e sono state definite le
parole chiave utilizzate per l’analisi, svolta considerando la struttura, gli aspetti linguistici e i
contenuti.
Il bilancio complessivo mette in luce che i codici non sono né completi né chiari e, di
conseguenza, risultano inutili alla comunità universitaria, a meno che non si attui un percorso
formativo su vari ambiti. Per la stesura è stata proposta una griglia di valutazione per i codici
già esistenti, che può essere utilizzata anche per redigerne interamente di nuovi.
Una riflessione sulla pratica etica e sui codici, in particolare, che non vuole essere un obbligo
all’obbedienza tout court, ma uno stimolo alla riflessione personale e collettiva, per
aumentare la consapevolezza sulle azioni intraprese (o da intraprendere) e per migliorare il
proprio lavoro in relazione a quello degli altri.
La collana “Diritti umani, Sicurezza e Diritto del lavoro”, diretta da Oriana Ippoliti, che al suo
interno ospita approfondimenti e studi sui diritti umani internazionalmente riconosciuti, della
sicurezza e del diritto del lavoro, con particolare riferimento a quelli riguardanti il lavoro in tutti
i suoi aspetti. La collana si suddivide in tre sezioni tematiche e una sezione di genere (con
contenuti trasversali): “Diritti umani”, “Sicurezza”, “Diritto del lavoro” e infine “Convegni e
Studi”.
Un estratto
La nascita dell'Università in Europa: il quadro storico
Prima di arrivare al cuore dell’indagine relativa all’analisi dei codici di 20 università della Zona Euro, è bene fare un accenno a come sia nata l’Università in Europa, a quali fossero le caratteristiche e gli scopi e come si sia sviluppata nel tempo per arrivare ai fini e agli obiettivi che oggi la stessa Università si propone di raggiungere nei singoli Stati membri della Zona Euro unitamente all’apporto e al sostegno del Consiglio Europeo, della Commissione europea e del Consiglio d’Europa.
Tra l’XI e il XII secolo si risveglia nell’Europa Occidentale l’interesse per gli studi, ma in una forma nuova rispetto a quanto promosso dalle scuole esegetiche dei luoghi di istruzione di stampo teologico: autonomia e universalità sono le due caratteristiche principali che danno il via alla costituzione delle vere e proprie università come le concepiamo noi oggi. La prima università in Europa nasce a Bologna nel 1088 come primo Ateneo ufficiale, fondata dagli stessi studenti che scelgono e pagano direttamente i loro docenti. Nel 1158 nascono i “rettori” in qualità di capi riconosciuti. Nel 1252 vengono pubblicati i primi statuti; al 1888 risale, invece, la data convenzionale della nascita dell’Alma Mater Studiorum, cioè l’università di Bologna. Nello stesso periodo in cui nasce l’università di Bologna, si evidenzia una significativa presenza di studenti anche a Salerno, a Parigi e a Oxford. Ciò è dovuto prevalentemente al fatto che gli studiosi iniziano a spostarsi nel continente europeo con una certa facilità. Per arrivare poi a circa ottanta università in Europa all’inizio del XVI secolo. Le associazioni studentesche inizialmente chiamate Nationes prendono poi il nome di Universitas fino ad arrivare ad indicare tutta l’istituzione accademica; non solo più Universitas scholarium, ma Universitas magistrorum et scholarium. A partire dalla metà del XIII secolo l’università inizia ad avere una struttura simile a quella che conosciamo noi oggi poiché si istituiscono quattro Facultates: 1) Arti liberali - dette del trivium (Grammatica, Retorica e Logica) e del quadrivium (Geometria, Aritmetica, Astronomia e Musica) -; 2) Diritto; 3) Medicina; 4) Teologia. Per quanto riguarda la didattica, la lezione – lectio – è formata da due momenti: la quaestio e la disputatio. I gradi accademici che si possono raggiungere sono 3: il baccalaureato, la licenza e il dottorato.
Questi 3 gradi accademici sono rimasti invariati per quanto riguarda la nomenclatura nelle università pontificie (es. la stessa Pontificia Università Gregoriana presa in considerazione nell’analisi) e rimane in parte in qualche università europea (es: Baccalauréat o Bachelor of Arts) mentre nel resto d’Italia la nomenclatura è cambiata mano a mano che sono cambiate le normative a livello Ministeriale passando dalla Laurea quadriennale a quella triennale o laurea di primo livello e alla Laurea Magistrale o di secondo livello che corrisponde, quest’ultima, al Master of Arts o Master of Science (MA/MSc) nelle università europee. Ritornando alla vita accademica degli inizi, tutti coloro che partecipano della vita universitaria eleggono i rettori, i procuratori e i vicecancellieri e organizzano il calendario annuale in modo da svolgere le proprie attività. Nel XIII e XIV secolo le università puntano su alcune caratteristiche fondamentali: 1) un’ampia circolazione della cultura; 2) una significativa mobilità docente; 3) una legislazione che mira a proteggere gli studi. Questi tre elementi sono fondamentali in quanto ci fanno comprendere quali e quanto profonde siano le radici che stanno alla base delle scelte universitarie nell’Europa di oggi e che hanno portato alla nascita di progetti quali l’Erasmus e l’Erasmus +, Marie Curie e altri che permettono la mobilità di studenti e docenti al fine di migliorare le proprie competenze nelle discipline specifiche, le competenze trasversali (relazionali, sociali e digitali) e un continuo e costante aggiornamento attraverso i programmi di Lifelong learning. Il programma Erasmus (acronimo di EuRopean Community Action Scheme for the Mobility of University Students) è stato creato nel 1987 per permettere la mobilità studentesca all’interno dell’Unione europea. Dal 2014 prende il nome di Erasmus + per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport. Le borse di studio Marie Curie promuovono, invece, la mobilità transnazionale, intersettoriale e interdisciplinare. Queste ultime sono diventate il principale programma dell’UE per la formazione dottorale, finanziando 25000 progetti di ricerca di dottorato e post-dottorato. Il Lifelong learning programme è stato stabilito dal Consiglio d’Europa come programma che prevede il costante e continuo apprendimento lungo tutto il percorso della vita, che si traduce concretamente in corsi di formazione e aggiornamento continui. Alla fine del XIV secolo le università iniziano a manifestare la propria autonomia e scardinano l’idea che debba esserci una gerarchia in merito alle discipline poiché fino a quel momento la teologia aveva avuto il primato sulle altre. (…)
Lidia Calabrò è docente di lingua inglese nella scuola secondaria di II grado. Ha conseguito un dottorato in Scienze Sociali con indirizzo in Etica Pubblica presso la Pontificia Università Gregoriana. È specializzata nell’insegnamento dell’italiano a stranieri. Ha collaborato con varie università italiane e straniere per l’insegnamento dell’italiano L2/LS. Dal 2018 insegna Didattica delle Lingue Moderne e Didattica Applicata delle Lingue Moderne presso l’UNINT (Università degli Studi Internazionali di Roma) e dal 2023 tiene Laboratori di lingua inglese (III, IV e V) per il corso di Laurea Magistrale in Scienze della Formazione Primaria di “Sapienza” Università di Roma. È autrice di diverse pubblicazioni sulla didattica dell’italiano a stranieri e sulla didattica generale.
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