venerdì 4 aprile 2025

August Strindberg - LIBRI BLU - Carbonio

 
August Strindberg
LIBRI BLU
(titolo originale Blå böcker, 1907; 1908; 1912)
traduzione dallo svedese e introduzione di Franco Perrelli
Carbonio editore
collana Origine / 17
aprile 2025
pp. 288, € 18,50
ISBN n/d


Chi voglia verificare l’esito della mia lunga e mutevole esistenza può cominciare a leggere il Libro blu, che ne è la Sintesi”.
Così scriveva August Strindberg nel 1909 riferendosi al primo dei quattro volumi che compongono la serie dei Libri blu, pubblicata tra il 1907 e il 1912, anno della sua morte. 

Il corpus, che può considerarsi a ragione il testamento spirituale, spiazzante e travolgente di Strindberg, si dipana in oltre 650 brani, abbracciando ben 18 discipline – filosofia, psicologia, religione, arte ed estetica, letteratura, storia, filologia, matematica, botanica, zoologia, astronomia, meteorologia, fisica, medicina, geologia, mineralogia, occultismo. 
Parallelamente, pagina dopo pagina, scorrono i tormenti esistenziali dello scrittore e drammaturgo svedese: i traumi familiari mai superati; le relazioni difficili con le donne e la conseguente, invadente, misoginia; l’intolleranza verso le convenzioni borghesi. 
Affondi autobiografici, regolamenti di conti e slanci visionari si alternano senza sosta sia a teorie eccentriche, ipotesi antiscientifiche, affermazioni scandalosamente assolute, sia a intuizioni geniali, paradossi illuminanti, analisi psicologiche sagaci.
A dispetto della programmatica sovversione del sapere che caratterizza la serie dei Libri blu, è tuttavia proprio con quest’opera caleidoscopica – cantiere di idee radicali, zibaldone sublime sull’umanità più varia, stream of literary genres – che Strindberg ambisce a “raddrizzare, completare e cancellare” tutto quanto ritenga storto e perverso nella sua epoca. 
La presente antologia comprende circa un terzo dell’intero corpus dei Libri blu, privilegiando i passaggi più leggibili per qualità letteraria e rigore speculativo. 
L’esito è quello di una restituzione piena dell’essenza di questa serie poderosa, offrendo per la prima volta al lettore italiano l’opportunità di conoscere August Strindberg come mai avvenuto in precedenza.
Nei Libri blu, la parresia furiosa dell’autore svedese svetta in tutta la sua magnificente contraddittorietà, trovando in Franco Perrelli – studioso dell’opera di Strindberg di caratura internazionale, tra i più brillanti e alacri, e unico italiano ad aver vinto, nel 2014, lo Strindbergspris, il prestigioso riconoscimento assegnato dalla Società Strindberg di Stoccolma – un interprete gigantesco al punto di concedersi talvolta una certa ruvidezza, segno di una dialettica golosa e rivelatrice tra lui e l’autore svedese che dura da oltre cinquant’anni.  
Ci si può benissimo chiedere: quando mai ha ragione Strindberg? E ci si può tranquillamente rispondere: quasi mai; eppure c’è qualcosa che ci riguarda nell’erranza irriguardosa e incauta del suo pensiero, in quell’insistito mettere in discussione l’ovvio o il condiviso, in quel gusto della contraddizione e del paradosso più scandaloso....
Accostarsi al corpus dei Libri blu significa beneficiare di sollecitazioni imprescindibili per capire sia quel periodo cruciale sospeso fra positivismo e spiritualismo, che va dagli ultimi decenni dell’Ottocento ai primi del Novecento, sia le avanguardie artistiche sorte subito dopo. Ma i tumulti che scaturiscono dall’opera sono anche quelli della nostra contemporaneità e ciò rende l’operazione di indubbia autorevolezza editoriale anche un’esperienza culturale viva e pulsante.

Un estratto

In Goethe, avevo letto come una volta intendesse scrivere un Breviarium Universale ovvero un’Edificazione per credenti di tutte le religioni. Nelle Miniature storiche [Historiska miniatyrer, 1905], avevo cercato di scoprire il piano di Dio nella Storia Universale e avevo inquadrato il Cristianesimo in questa prospettiva, a partire da Israele, tuttavia commettendo probabilmente l’errore di porgli a fianco le altre religioni, che stanno invece al di sotto. Passò un anno, e fui indotto da altre sollecitazioni a scrivere un Breviarium alquanto aconfessionale, parole di saggezza per ogni giorno dell’anno. Raccolsi quindi i Libri Sacri di tutte le religioni, per trarre da essi un “motto” su cui scrivere. Ma ecco che questi libri non si schiudevano! Veda, Zend, restavano chiusi e non restituivano motto; soltanto il Corano ne rendeva, uno, ma leonino (cfr. Penitenti [1, 32])! Allora decisi di mutare i miei progetti e di scrivere un libro di saggezza puramente pratica sugli uomini e intitolarlo Herbarium Humane. Ma lasciai cadere, intimorito dal grande proposito e dal piano immaturo. Arriviamo così al 15 giugno 1906. Quella mattina in cui, passeggiando, per la prima volta ho visto il tram n. 365. Fui colpito dal numero e pensai alle 365 pagine che avrei dovuto scrivere. Scesi quindi per una stradina stretta; un carretto procedeva al mio fianco e recava un vessillo rosso, quello che segnala esplosivi. Il carretto mi seguiva di fianco e cominciò a irritarmi. Allora, per distogliermi dal vessillo degli esplosivi, guardai in cielo, ed ecco! Il mio sguardo incrociò, ostentatamente, un colossale vessillo rosso (quello inglese). Guardai giù daccapo, e una signora vestita di nero con un cappello rosso fuoco tagliò la strada. Aumentai il passo e, all’improvviso, mi ritrovai di fronte la vetrina d’una cartoleria, dove si esibiva un avviso, scritto a lettere dorate: Herbarium. Va da sé che tutto questo m’impressionò, e quindi presi la decisione, avrei approntato la mia santabarbara, che sarebbe così diventata il Libro blu. Sarebbe passato un anno, lento, penoso. La cosa più notevole che accadde fu la seguente. In teatro si cominciò a provare il mio dramma Un sogno e, contemporaneamente, avvenne un cambiamento nella mia vita d’ogni giorno. La mia serva si licenziò, la casa andò in malora; cambiai sei serve in quaranta giorni, una peggio dell’altra. Alla fine dovetti rigovernare, apparecchiare e riscaldare da me; mangiare porcherie di trattoria – in una parola, dovetti soffrire quanto di più amaro la vita riservi, senza comprenderne la ragione. Una mattina, durante questo periodo di quaresima, passai davanti a un negozio e in vetrina scorsi un arazzo, che mi colpì mandandomi in estasi. Nel disegno del tessuto credetti di vedere il mio Sogno, più su, il Castello che cresce; giù, l’isola verdeggiante sovrastata da un arcobaleno e le cime alpine illuminate dal sole; più sotto, il mare che rispecchia le stelle e, rampante, un grosso verde drago marino; e giù ancora, sul bordo, una fila di croci uncinate, svastiche, che significano fortuna o prosperità! Ma era solo la mia interpretazione, l’artista aveva inteso altro, diversamente. Arrivò allora la prova generale di Un sogno. Il dramma era stato scritto sette anni prima, dopo quaranta giorni di sofferenze continue, fra le più dure che abbia mai affrontato. E adesso avevo attraversato egualmente quaranta giorni continui di fame e patimenti. Così mi feci l’idea che esistesse un codice occulto di pene prestabilite. Mi veniva da pensare ai quaranta giorni del Diluvio Universale, ai quarant’anni di Peregrinazioni nel Deserto, ai quaranta giorni di digiuno di Mosè, Elia e Cristo. Il Diario descrive le mie impressioni in questo modo48. “Brilla il sole… nel mio spirito regna una certa rassegnata incertezza. Mi chiedo se non sopraggiungerà una catastrofe a bloccare il dramma, che forse non si dovrebbe rappresentare. Certo dell’umanità ho parlato bene, ma voler dare consigli a chi governa l’ordine universale è presunzione (forse bestemmia); aver svelato la relativa vanità della vita (buddismo), le sue folli contraddizioni, la sua cattiveria e il disordine, può appunto essere approvato se agli uomini dà rassegnazione; aver mostrato la relativa (?) innocenza degli esseri umani in questa vita, che di per sé comporta la colpa, forse non è un male… eppure… Comunicazioni per telefono dal teatro: Come andrà è nelle mani di Dio. – Lo penso anch’io! rispondo, e mi chiedo se si debba rappresentare il dramma. (Credo che le Alte Potenze abbiano già deciso, come pure l’esito della prima, se si terrà).

Scrittore, drammaturgo, poeta, Johan August Strindberg (1849-1912) è uno dei più grandi autori scandinavi di tutti i tempi.  Nato a Stoccolma dall’unione di un piccolo commerciante e una cameriera, per l’intera vita Strindberg patì il dislivello di classe tra i genitori, così come la fine dei suoi tre tempestosi matrimoni. Tra le sue opere più note: Maestro Olof (1871), La Sala rossa (1879), Il figlio della serva (1886), L’arringa di un pazzo (1887-’88), La signorina Giulia (1888), Il sogno (1901).
Per i tipi di Carbonio è uscita la “Trilogia della solitudine” (Solo, La festa del coronamento, Il capro espiatorio), sempre tradotta e curata da Franco Perrelli.

Professore ordinario di Discipline dello Spettacolo, Franco Perrelli (Venezia 1952) ha insegnato per ventuno anni presso il DAMS dell’Università di Torino – dove ha fondato il Centro Studi Teatro Nordico – e poi Estetica all’Università di Bari, fino al pensionamento.  Nel 2009, è stato insignito del Premio Pirandello per la saggistica teatrale.  È autore di August Strindberg. Sul dramma moderno e il teatro moderno (1986), August Strindberg. Il teatro della vita (2003), Strindberg. La scrittura e la scena (2009), Strindberg l’italiano. 130 anni di storia scenica (2015), On Ibsen and Strindberg. The Reversed Telescope (2019). Ha curato e tradotto Drammi borghesi, il Meridiano Mondadori dedicato a Henrik Ibsen (2024). 

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