(titolo originale A Concise History of Bosnia, Cambridge University Press 2015)
traduzione di Piero Budinich
postfazione di Azra Nuhefendić
Bottega Errante edizioni
collana Le metamorfosi / 01
2020
pp. 300, euro 18
ISBN 9788899368777
Una ricerca storica che parte dal Medioevo e arriva ai giorni nostri e che ha come cuore il “secolo breve”, dal 1914 al 1995, dall’uccisione dell’arciduca Francesco Ferdinando agli accordi di Dayton. Un periodo che ha trasformato la Bosnia e Erzegovina in un crocevia fondamentale dell’Europa, un ponte fra oriente e occidente, attraverso tre guerre in pochi decenni. Una storia complessa, che ha origini ben più remote, e che la storica inglese Cathie Carmichael riesce a rendere chiara e affascinante. Luoghi come Međugorje, Srebrenica, Sarajevo, Mostar, il ponte sulla Drina o personaggi come Tito, Pavelić, Freud, Andrić fanno da sfondo a questo affresco che per la prima volta entra nelle dinamiche storiche, sociali, politiche di un paese fondamentale per un intero continente.
postfazione di Azra Nuhefendić
Bottega Errante edizioni
collana Le metamorfosi / 01
2020
pp. 300, euro 18
ISBN 9788899368777
Una ricerca storica che parte dal Medioevo e arriva ai giorni nostri e che ha come cuore il “secolo breve”, dal 1914 al 1995, dall’uccisione dell’arciduca Francesco Ferdinando agli accordi di Dayton. Un periodo che ha trasformato la Bosnia e Erzegovina in un crocevia fondamentale dell’Europa, un ponte fra oriente e occidente, attraverso tre guerre in pochi decenni. Una storia complessa, che ha origini ben più remote, e che la storica inglese Cathie Carmichael riesce a rendere chiara e affascinante. Luoghi come Međugorje, Srebrenica, Sarajevo, Mostar, il ponte sulla Drina o personaggi come Tito, Pavelić, Freud, Andrić fanno da sfondo a questo affresco che per la prima volta entra nelle dinamiche storiche, sociali, politiche di un paese fondamentale per un intero continente.
Un estratto
La Bosnia Erzegovina è un paese straordinario e bellissimo: un luogo degli estremi per i suoi paesaggi, le sue personalità e la sua storia. Le sue stupefacenti bellezze naturali potrebbero attirare turisti a frotte, malgrado le devastazioni arrecate dalla guerra civile degli anni Novanta. Comprende zone climatiche e stili di vita orientali e occidentali. Nel Livanjsko polje, una vallata dal fondo quasi completamente pianeggiante in cui pascolano i cavalli, scorre un sorprendente fiume carsico chiamato Jaruga, che a un certo punto viene inghiottito dal sottosuolo1. A Vrelo Bune, un fiume dalle acque gelide e cristalline scaturisce da un enorme lago sotterraneo in cui vivono molte specie di pesci. A Visoko c’è una rara piramide naturale, un tipo di collina che i geologi chiamano flatiron (“ferro da stiro”). Sembra un monumento funerario egiziano ricoperto dalla macchia e dagli alberi e richiama turisti da tutto il mondo. La serie di laghi salati al centro della città di Tuzla costituisce una rarità per l’Europa e rappresenta il piccolo residuo rimanente di quello che era un tempo il mare pannonico. Il monte Maglić, la vetta più alta della Bosnia, nel Parco nazionale di Sutjeska, si erge a 2.386 m sul livello del mare. Al di là di esso si estende la foresta di Perućica, una delle regioni più selvagge e impervie d’Europa, dove orsi e lupi vivono quasi indisturbati dall’uomo. Nel Medioevo i remoti borghi di Vratar e Vratac erano accessibili solo in f ila indiana ed erano città di rifugio durante le crisi politiche. La Bosnia pittoresca come quella delle cascate di Jajce è stata raffigurata da numerosi scrittori e artisti, sia locali sia stranieri. Le scene di vita quotidiana, i costumi tradizionali indossati dai locali, gli strumenti musicali e il cibo sono stati attentamente preservati per la posterità. La Bosnia ha una ricca tradizione culturale ma nell’ultimo millennio ha subìto quasi tutti i più importanti movimenti sociali o ideologici. Questa instabilità a lungo temine ha avuto il suo impatto ineludibile sulle persone e sul loro destino. In effetti, dal Medioevo in poi e fino al referendum nel 1992, la Bosnia non ha mai conosciuto in qualsiasi forma un’esistenza da Stato indipendente. In questa sintetica trattazione storica, la disamina delle tendenze strutturali di lunga durata è inframmezzata dalle micronarrazioni delle vicende di città, borghi e villaggi. Gli avvenimenti che hanno interessato Sarajevo, Međugorje, Jajce e Srebrenica hanno avuto conseguenze di una rilevanza che si è protratta per lungo tempo e hanno richiamato l’attenzione internazionale sulla Bosnia. In questa trattazione emergono numerosi temi che hanno assunto importanza cruciale per l’evoluzione della Bosnia odierna. Il più importante di questi temi è quello dei confini, di natura linguistica, etnica, geografica e politica, della Bosnia con gli Stati e i popoli limitrofi. La Bosnia moderna vanta un patrimonio culturale squisitamente suo, tuttavia condivide anche molte caratteristiche con i suoi immediati vicini. Per gran parte della sua storia, la Bosnia è stata governata dall’esterno del paese e il lascito degli imperi e delle guerre e dei regimi imposti da Istanbul, Vienna o Belgrado costituisce un tema costante. La Bosnia è un paese in cui il passato è importante e rappresenta un’esperienza vissuta per la maggior parte delle persone. Svariati scrittori, da Veselin Čajkanović a Vera Stein Erlich, hanno messo in rilievo quanto la popolazione della regione si sia vista come parte di una concatenazione insita nello sviluppo storico. Questo senso di coinvolgimento emerge con grande evidenza nelle memorie e autobiografie scritte dai bosniaci. L’osteologa Nadžija Gajić-Sikirić, cresciuta a Oglavak negli anni Venti e Trenta, sapeva che era stato il suo trisnonno (praprađed) a costruire la tekija (il convento dei dervisci) di Fojnica2. Altri temi ricorrenti della narrazione del passato sono l’impatto della religione, soprattutto dell’Islam sunnita, dell’Ordine francescano e della Chiesa ortodossa, oltre che le disuguaglianze di ricchezza, opportunità e privilegi che comportavano queste divisioni. Molti studiosi della Bosnia si sono concentrati sulle sovrapposizioni e i confini sfumati tra le fedi religiose dei bosniaci musulmani che mettevano da parte bottiglie di alcolici per i loro amici cattolici, dei cristiani che evitavano di mangiare in pubblico durante il Ramadan oppure degli ortodossi che ritenevano l’ospitalità uno dei precetti del Cristianesimo (piuttosto che uno dei pilastri dell’Islam) ed erano convinti che il tocco delle campane delle chiese fosse una chiamata alla preghiera. Sebbene la Bosnia abbia generato numerosissimi radicali religiosi, ha prodotto anche molte persone che si sono assunte in prima persona rischi gravissimi per proteggere i propri vicini. Tra i prigionieri del lager di Omarska nel 1992 c’erano due donne serbe che erano state arrestate per aver protestato contro il comportamento tenuto dai soldati e dai riservisti serbi nei confronti dei loro vicini3. Forse il tema più notevole di tutti è l’entusiasmo, il coraggio e la creatività ma a volte anche la distruttività di molti dei bosniaci. Per il romanziere Ivo Andrić, ci sono “pochi paesi con una fede così salda, una così sublime forza di carattere e con tanta tenerezza e amorevole passione, di tale profondità di sentimenti, di lealtà e incrollabile devozione ovvero con una tale sete di giustizia. Tuttavia nelle segrete profondità che vi sono al di sotto di tutto ciò si celano odi brucianti, veri propri uragani di odio raffrenato e compresso che maturano in attesa del momento adatto per esplodere”4. I dati scientifici indicano che la moderna popolazione della Bosnia ed Erzegovina discende per la maggior parte dalle stesse popolazioni del Paleolitico e del Mesolitico. Un articolo scritto da Damir Marjanović e vari altri coautori, pubblicato nel 2005 dalla rivista «Annals of Human genetics» mirava dimostrare che “i tre principali gruppi della Bosnia Erzegovina hanno in comune una considerevole quota dello stesso bacino genetico caratteristico dell’area balcanica”5. In altre parole, la maggior parte dei bosniaci attuali discende da persone che vivevano nella regione molto tempo prima dell’arrivo degli slavi, prima del Cristianesimo e prima dell’Islam. La popolazione fu accresciuta nel corso dei secoli dall’insediamento di genti che parlavano le lingue slave meridionali, quella valacca, quella ladina e quella turca. Vi furono anche migrazioni dall’Europa Centrale all’epoca degli Asburgo e da vari parti dell’ex Jugoslavia. Tutti gli spostamenti di popolazione contribuirono in modo significativo alla composizione della Bosnia moderna e nessun gruppo può rivendicare di essere in alcuna misura più autoctono o autentico di qualunque altro.
Cathie Carmicheal insegna Storia all’Università dell’East Anglia a Norwich (GB); è autrice di numerosi saggi sulla storia dei paesi dell’ex Jugoslavia e del genocidio prima della Shoah, tra cui Slovenia and the Slovenes (scritto insieme a James Gow), Ethnic Cleansing in the Balkans, Nationalism and the Destruction of Tradition e Genocide before the Holocaust. Per BEE ha pubblicato Capire la Bosnia ed Erzegovina.
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