Han Kang
NELLA NOTTE PIU' BUIA IL LINGUAGGIO CI CHIEDE DI COSA SIAMO FATTI
(titoli originali:빛과 실, Banquet Speech, The Nobel Foundation, 2024)
La luce e il filo è stato tradotto da Lia Iovenitti,
Il Discorso del banchetto è stato tradotto da Milena Zemira Ciccimarra
cura editoriale di Milena Zemira Ciccimarra
Adelphi
collana Biblioteca minima / 80
aprile 2025
pp. 39, euro 6
ISBN 9788845940040
Nel suo discorso di accettazione del Premio Nobel, Han Kang rende omaggio alla letteratura, che attraverso il filo luminoso del linguaggio lega e unisce le creature viventi, rendendoci partecipi dei loro universi interiori, e opponendosi così a ogni atto di violenza contro la vita.
Un estratto
Lo scorso gennaio, facendo pulizia nel ripostiglio in vista di un trasloco, mi è capitata tra le mani una vecchia scatola da scarpe. Dentro c’erano una decina di diari personali risalenti alla mia infanzia. In mezzo a quella pila, ho trovato un libriccino fatto a mano con una scritta a matita sulla copertina: « Poe- sie ». Molto sottile, appena cinque fogli di carta ruvida formato A5 piegati a metà e spillati insieme. Sotto il titolo, due linee a zigzag af$ancate; una partiva da sinistra disegnando sei gradini in salita, l’altra ne tracciava sette in discesa. Una sorta di illustrazione, o solo scarabocchi| Sul retro, il mio nome e l’anno: 1979. Le otto poesie nelle pagine interne, accompagnate ciascuna da una data a fondo pagina e disposte in ordine cronologico, erano nella stessa gra$a chiara e precisa del titolo. Tra i versi ingenui e impacciati che ci si può aspettare da una bambina di otto anni, mi ha colpito la poesia datata aprile. Aveva inizio con queste due strofe: Dov’è l’amore| Nel tic-toc-tac del mio cuore. Cos’è l’amore| È il $lo d’oro che unisce i nostri cuori. In quell’istante, attraversando quarant’anni in un lampo, è riaf$orato alla mia memoria il ricordo del pomeriggio in cui avevo messo insieme quel libretto: il mozzicone di matita in$lato nel cappuccio di una biro, i residui di gomma da cancellare, la grossa spillatrice di metallo sottratta di nascosto dallo studio di mio padre. Avendo saputo che a breve ci saremmo dovuti trasferire a Seoul, ero stata presa dal desiderio di raccogliere tutte insieme le poesie che $no ad allora avevo scribacchiato su foglietti sparsi, lungo i margini dei quaderni e dei libri di scuola, o fra un’annotazione e l’altra del diario. E, senza sapermene ben spiegare la ragione, avevo deciso che una volta $nito di creare la mia piccola raccolta di poesie, non l’avrei mostrata a nessuno.
Han Kang, scrittrice sudcoreana nata a Gwang ju nel 1970, è stata insignita del Premio Nobel per la letteratura nel 2024. Di lei Adelphi ha pubblicato La vegetariana (2016, Man Booker International Prize), Atti umani (2017), Convalescenza (2019), L’ora di greco (2023) e Non dico addio (2024).
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