Antonella Sgherri
L'ACCOMPAGNAMENTO DELLE FAMIGLIE NEL PERCORSO DEL “DOPO DI NOI”
NeP edizioni
collana Scie
maggio 2025
pp. 204, euro 18
ISBN 9788855004121
La collana
“SCIE” di NeP edizioni si arricchisce di una nuova pubblicazione.
Si tratta di L'accompagnamento delle famiglie nel percorso del “Dopo
di Noi”, di Antonella Sgherri. Negli ultimi decenni nell’ambito
della disabilità, abbiamo assistito ad importanti cambiamenti, di
ordine culturale, sociale e normativo, con una ripercussione anche
sulle politiche sociali. Il “Dopo di Noi” è un tema ancora poco
esplorato e concretamente realizzato a livello nazionale. La ricerca
dottorale da cui nasce questo volume, deriva dalla percezione di un
bisogno delle famiglie in cui vi sia un adulto con disabilità di uno
spazio in cui poter accedere a tutta una serie di informazioni.
Finora l’attenzione è stata rivolta in via privilegiata agli adulti con disabilità coinvolti in diversi progetti in corso di realizzazione, mentre per i loro genitori e le loro famiglie raramente vengono predisposti spazi in cui poter realizzare una formazione che li sostenga e li aiuti ad essere attori consapevoli di questo passaggio delicato della vita familiare.
La ricerca che viene presentata all’interno del volume ha sperimentato un dispositivo didattico, che possa offrire a un campione di famiglie interessate al “Dopo di Noi” un supporto sia di tipo emotivo che informativo utile per poter affrontare in futuro un percorso di questo genere. I risultati hanno confermato che l’esigenza delle famiglie è quella di essere accompagnate e formate per poter affrontare in modo più sereno e consapevole la fase delicata dello svincolo del figlio con disabilità dal nucleo familiare.
La collana “SCIE” – acronimo di Scienze dell’Educazione – a cura dell’IPU, Istituto Universitario Progetto Uomo dell’Università Pontificia Salesiana, sede aggregata della Tuscia, è diretta dal Prof. Nicolò A. Pisanu e coordinata dal Prof. Massimiliano Nisati. Ruota attorno alle diverse declinazioni della Pedagogia e delle Scienze Sociali e si occupa dell’educazione e della formazione dell’uomo nella sua interezza e nel suo intero ciclo di vita.
Finora l’attenzione è stata rivolta in via privilegiata agli adulti con disabilità coinvolti in diversi progetti in corso di realizzazione, mentre per i loro genitori e le loro famiglie raramente vengono predisposti spazi in cui poter realizzare una formazione che li sostenga e li aiuti ad essere attori consapevoli di questo passaggio delicato della vita familiare.
La ricerca che viene presentata all’interno del volume ha sperimentato un dispositivo didattico, che possa offrire a un campione di famiglie interessate al “Dopo di Noi” un supporto sia di tipo emotivo che informativo utile per poter affrontare in futuro un percorso di questo genere. I risultati hanno confermato che l’esigenza delle famiglie è quella di essere accompagnate e formate per poter affrontare in modo più sereno e consapevole la fase delicata dello svincolo del figlio con disabilità dal nucleo familiare.
La collana “SCIE” – acronimo di Scienze dell’Educazione – a cura dell’IPU, Istituto Universitario Progetto Uomo dell’Università Pontificia Salesiana, sede aggregata della Tuscia, è diretta dal Prof. Nicolò A. Pisanu e coordinata dal Prof. Massimiliano Nisati. Ruota attorno alle diverse declinazioni della Pedagogia e delle Scienze Sociali e si occupa dell’educazione e della formazione dell’uomo nella sua interezza e nel suo intero ciclo di vita.
Introduzione
Negli ultimi decenni nell’ambito della disabilità, abbiamo assistito ad importanti cambiamenti, di ordine culturale, sociale e normativo, con una ripercussione anche sulle politiche sociali. Fondamentale è stata l’introduzione del “Modello Bio-psico-sociale” e il conseguente abbandono del “modello medico” per poter descrivere la condizione di una persona con disabilità, guardando alle risorse, alle potenzialità, alle competenze. Oggi per la gran parte di noi utilizzare termini spregiativi per rivolgersi alle persone con disabilità è giudicato riprovevole, ed alcuni termini sono usciti dal nostro vocabolario. Tuttavia, coloro che vivono una condizione di disabilità e le loro famiglie, avvertono ancora addosso il peso del pregiudizio, non possiamo dire di aver raggiunto l’obiettivo della piena integrazione ed inclusione sociale delle persone con disabilità. Nelle varie esperienze che ho maturato nell’ambito della formazione, il mio obiettivo è quello di trasmettere le conoscenze ed esperienze acquisite in tanti anni di lavoro, sia in ambito clinico che nel settore della disabilità. In varie occasioni infatti ho avuto modo di fare da supervisore ai tirocinanti che erano in formazione per diventare Educatori Professionali, ed è stato evidente quanto sia fondamentale per chi si appresta ad intraprendere una professione che agisce nell’ambito del disagio sociale ad ampio spettro, avere una formazione che sappia coniugare l’aspetto teorico con quello pratico-applicativo; infatti a mio parere, è importante che le persone che si stanno formando possano dare un signif icato operativo ai modelli teorici ed alle informazioni che ricevono in ambito accademico, che ritengo comunque base indispensabile per ogni persona che voglia fare una qualsiasi professione. Questo collegamento tra la parte teorica e quella operativa agisce anche da spinta motivazionale ad approfondire proprio la teoria, spesso vista come poco utile e scarsamente significativa ai fini del lavoro “sul campo”. La ricerca del mio progetto di Dottorato riguarda l’ambito dell’accompagnamento educativo di famiglie di pazienti psichiatrici e disabili, ed è particolarmente attinente al settore che da anni mi vede impegnata nei vari Servizi che coordino. Nel tempo ho conosciuto famiglie, persone con disabilità, pazienti psichiatrici, con storie molto diverse, con vari gradi di competenze, risorse personali ed economiche differenti, ma quello che accomuna tutte queste realtà familiari è la paura del futuro, il sentirsi sprovveduti e soli man mano che i genitori invecchiano, i figli diventano adulti, le famiglie si evolvono perché i figli che possono lasciano il nucleo familiare di origine, e danno vita ad una nuova famiglia. La percezione che si avverte, e che alcuni riescono anche ad esplicitare, è che, mentre intorno a loro le vite cambiano, i cicli di vita delle famiglie avanzano, loro sono bloccati in una eterna “infanzia” dei figli, persone con bisogni di accudimento a vari livelli, ma comunque sempre nell’impossibilità di vivere una vita davvero autonoma. Accanto a questi vissuti, e in parziale contraddizione con essi, c’è anche la resistenza al cambiamento, la difficoltà a delegare ad altri i compiti che per una vita questi genitori hanno ricoperto, e la conseguente impossibilità di vedere le potenzialità e le competenze dei figli, i quali, pur con le loro difficoltà, hanno delle risorse con le quali poter vivere la propria vita adulta e quindi svincolarsi dalla totale dipendenza dai genitori. In particolare, nel mio ruolo di coordinatrice di un Centro Diurno per adulti con disabilità, sto osservando una situazione che è molto comune in gran parte del nostro territorio nazionale, infatti questi Servizi semi-residenziali, da trampolino di lancio per eventuali altre situazioni anche occupazionali per le persone che vi dovevano accedere in modo transitorio, sono diventati in realtà un punto di approdo, non ci sono ulteriori tappe e opportunità. Negli ultimi anni anche gli Enti Pubblici erogatori ne stanno prendendo atto e sempre più nei bandi che affidano i Servizi alle varie Cooperative, se ne parla come dei luoghi in cui stare e rimanere il più possibile per evitare l’istituzionalizzazione vista come unica alternativa al Centro Diurno. Nella mia esperienza personale ci sono persone che da venti anni frequentano lo stesso Centro Diurno, i loro genitori li accompagnano e li vengono a riprendere all’appuntamento con gli Educatori per prendere il pulmino: ogni giorno, ho visto crescere i figli ed invecchiare, ed in alcuni casi purtroppo morire i genitori. Sempre in questo contesto ho potuto riscontrare l’ambivalenza delle famiglie tra la stanchezza naturale data dagli anni di una vita sempre uguale con risorse personali che cominciano a scarseggiare, e la difficoltà anche a pensare ad una alternativa, il senso di colpa solo nel compilare una domanda per un eventuale futuro ingresso del figlio in una “Casa famiglia”, vissuto come un abbandono con la paura di quello che potrebbe accadere al figlio senza la loro costante presenza. Da queste osservazioni e la conoscenza diretta di tante famiglie che vivono lo stallo dato dall’emergere di vissuti così contrastanti, nasce la motivazione per un progetto di ricerca che sia volto a sperimentare un modello di accompagnamento per le famiglie in cui sia presente un adulto con disabilità, partendo dalla premessa che se i genitori sono coinvolti ed hanno maturato una positiva convinzione riguardo l’inserimento del figlio in una struttura residenziale, l’inserimento stesso ed il percorso della persona con disabilità all’interno della struttura sarà più facile ed efficace. Infatti, avendo per tutta la vita avuto un rapporto di dipendenza e convivenza con i genitori, se questi riescono ad accompagnare il figlio con serenità nella nuova situazione di vita, anche lui ne avrà un sicuro beneficio. Ho ascoltato e condiviso tante storie, tante vite, ognuna con le sue particolarità, con la sua unicità, c’è un’umanità poco visibile che vive con noi, che fa quotidianamente una grande fatica e che vede il proprio futuro incerto e senza prospettive. Ciò che ho sempre avvertito è la solitudine di tanti genitori di fronte a scelte importanti, spesso sono stata un loro interlocutore, ho dato e tuttora continuo a dare pareri e sostegno; tuttavia, credo che ci sia bisogno di metodi e strategie più efficaci. La motivazione a fare ricerca in questo ambito, nasce dalla necessità non solo di dare un sostegno migliore alle famiglie con un adulto con disabilità, ma anche di fornire strumenti più efficaci ed efficienti a quei professionisti che si trovano a lavorare in un settore così delicato, con persone che nella fase finale della loro vita devono ancora fare i conti con decisioni importanti per il futuro dei loro figli più fragili.
Antonella Sgherri, psicologa-psicoterapeuta, educatrice professionale. Dal 2006 coordina un Centro Diurno per adulti con disabilità. Nel 2023 consegue il Dottorato di Ricerca presso l’Università Pontificia Salesiana, Facoltà di Scienze dell’Educazione, Curricolo di Pedagogia Sociale. È docente invitato presso l’Istituto Universitario Progetto Uomo, e insegna in corsi per OEPAC.
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