Filippo Facci
DIZIONARIO POLITICAMENTE (S)CORRETTO
Dalla cancel culture a Donald Trump
Liberilibri
collana Altrove
maggio 2025
pp. 234, euro 18.00
ISBN 9791280447579
Un libro anomalo, costruito come un vero e proprio dizionario che si compone di ben 284 voci, che vanno da Ageismo a Blackwashing, da Cisgender a Deplatforming, da Eco-ansia a Femminismo intersezionale, da Hate speech a Islamofobie, da Medicalizzazione a No wash, da Quote blu, nere e rosa a Ricchione, da Sostenibilità a Transrazziali, da Ungendered a Woke people.
Ce n’è davvero per tutti i gusti, un campionario completo e sbalorditivo dei vocaboli e le espressioni più in voga nella contemporaneità indifferenziata, «migliaia di parole sempre più stupide, incomprensibili e faticose» che un wokismo dilagante vorrebbe imporci come verità assolute e che invece Facci smentisce, sconfessa, mostra in tutta la loro vuota inconsistenza e soprattutto nella loro parzialità. Un nuovo linguaggio, a cui l’autore affianca anche termini e concetti che sono diventati impronunciabili, che ci vergogniamo persino di pensare, pur essendo parte costitutiva della realtà che viviamo.
La battaglia contro il conformismo è un compito infinito per chi si batte in difesa della libertà di pensiero. E una tale libertà passa, inevitabilmente, per quella di poter parlare: se certe cose non si possono dire è impossibile anche pensarle, e chi controlla il pensiero controlla e modifica la realtà. Scrive Facci nella Premessa che «non guarda veramente dentro le cose chi non guarda dentro le parole», e «chi guarda dentro le parole è condannato a combatterle». Ecco il senso di questa operazione editoriale, tanto urgente quanto necessaria, perché capire le parole – spesso interamente distorte – è indispensabile, anche e specialmente quando non ci piacciono.
Dal Dizionario, che nasce con l’obiettivo dichiarato di «spaventare, allarmare e far desiderare di lanciarlo dall’altra parte della stanza», emerge quindi un ritratto deformato, e perciò fedelissimo, del nostro mondo ricostruito e disvelato attraverso quelle stesse parole che sono da sempre un’arma a doppio taglio: capace di generare libertà, così come di cancellarla.
Filippo Facci, nato a Monza nel 1967, ha iniziato la sua carriera giornalistica molto giovane collaborando a l’Unità, la Repubblica, L’Avanti, l’Opinione, il Tempo, Il Riformista. È stato per quindici anni editorialista de Il Giornale ed inviato speciale di Libero. Per qualche anno ha scritto anche di musica classica. Dal 1999 al 2009 ha lavorato a Mediaset. Scrittore prolifico, tra i suoi libri si ricordano: Note di Note, parole per raccontare la musica di un ipocondriaco di talento (2001), Fumo negli occhi. Le crociate contro il tabacco e altri piaceri della vita (2004), Di Pietro, la storia vera (2009), Misteri per orchestra (2011), Uomini che amano troppo (2015), 30 aprile 1993. Bettino Craxi. L'ultimo giorno di una Repubblica e la fine della politica (2021) e La guerra dei trent'anni. 1992-2022. Le inchieste la rivoluzione mancata e il passato che non passa (2022).
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