Vincenzo Frungillo
LA LUCE DELL'ECLISSI
La Vita Felice
Collana Adamàs / 9
maggio 2025
pp. 104, euro 13
ISBN 9788893468763
Il pensiero poetante di Vincenzo Frungillo, in questa La luce dell’eclissi, si dipana tra interrogazione metafisica ed esemplificazione storica additando in violenza e voce gli atti fondativi, costantemente iterati, delle civiltà che ci informano. Un dramma in tre atti e cinque scene scaturito dal dialogo serrato – o sarà forse meglio parlare di monologo? – tra due personaggi, A. e a., intenti a definire uno spazio scenico nel quale dicitore e detto, creatura e creatore, predatore e preda tendono a coincidere. Si staglia su queste simmetrie allucinate il dato biografico, fattosi allegoria, dilatazione dei ruoli familiari ad archetipo: il Figlio, le Grandi Madri, il Padre, una tragedia della filialità in cui confluiscono teologia, critica sociale e dato esperienziale. Un teatro della parola condotto per serie antitetiche che trovano momentanea risoluzione nella Rosa, simbolo, senhal, personaggio storico, incarnazione transeunte della bellezza, sintesi momentanea delle contraddizioni che dilacerandoci costituiscono la realtà del nostro esistere.
Ivan Schiavone
Prima Scena
Cade verso un letto, cade di nuovo,
non smette di cadere, cade verso un letto,
si rialza, cade di nuovo, s’addormenta,
si sveglia, la prima immagine che vede
è ciò che spera, affila l’idea, ci lavora,
approssima la forma, l’avvicina all’orizzonte
-deve sopravvivere agli eventi-
gioca di fino, assottiglia il simulacro,
ora è un riparo, un recinto, mette a fuoco,
la prima immagine che vede è un cerchio,
con dentro un altro cerchio,
una macchia scura che diventa figura,
poi scena, habitat naturale, maniera.
Ci pensa, e ci ripensa, tra sé e il nulla.
*
Si ripara in una piega che non è sua,
si abitua ad un’idea fino a darle forma,
si difende dall’incedere delle ombre,
dall’estraneo che bussa alla porta.
S’addormenta al fuoco della legge,
la confonde con l’arma più dolce,
dimentica la forza, la nasconde
nella fibra delicata della voce.
“Il nemico è sulla porta”,
gli sussurra chi ha memoria
“questo spazio è la tua dimora”.
La parola è inizio di ogni cosa,
in sua assenza è tutta pianura
che la mente non sopporta.
*
A.
“Se dovessi indicare un inizio,
direi che è questo, lo spettro,
un fantasma che arriva,
e sai che arriva quando è già dentro,
uno spazio mai chiuso
che delimita lo scontro,
un costume mai dismesso
che ti disegni addosso,
mentre stai per dire la tua,
sei lì che balbetti la battuta,
con lo straniero sul volto,
un barbaro al centro del mondo,
mentre impari il come, il segno,
e il suono, del suo nome.”
*
A.
“È sempre un ripetere negando
il buco nero che ci sta accanto,
non certo lo spazio profondo,
ma il dentro, il mostro quotidiano
che dice: esisto, ti vedo.
Così veniamo al mondo,
distruggiamo il mondo,
con un solo gesto, lo stesso,
il passo che crea lo spazio,
la pagina che riporta a casa;
è un incedere spezzando
la voce che si piega a chiasmo,
un nastro di Mӧbius, che inizia
lì dove finisce la vita.”
*
A.
“L’allineamento dei corpi
poi la luce filtra dopo l’eclisse,
crea uno spazio che non finisce,
muove lo spasimo della scrittura.
La mano oscilla, s’interrompe,
pone il limite alla buona sorte,
segna il confine, apre le porte
al sortilegio degli uccelli sulla collina.
Come Lavinio sul Tevere
attendo che arrivino dall’oriente
per fondare la città terrestre.
Sono il sigillo e la dolce rovina.
Questa è la prima scena,
lo spazio da cui tutto inizia.”
Vincenzo Frungillo (Napoli, 1973) è poeta, scrittore e saggista. In versi ha pubblicato: Fanciulli sulla via maestro (2002), Ogni cinque bracciate. Poema in cinque canti (2006-2009, finalista “Premio Antonio Delfini”), Il cane di Pavlov. Resoconto di una perizia (2013, Premio Russo-Mazzacurati), Le pause della serie evolutiva (2016), Prime scene di caccia e di morte (2021, Premio internazionale Città di Como), Cani, gatti, topi vegliano sulle necropoli (Premio Ciampi poesie, Valigie rosse, 2024). È autore dei saggi, Il luogo delle forze. Lo spazio della poesia nel tempo della dispersione (2017), Il rischio e la perdita. Su identità e linguaggio in Martin Heidegger (2022). Ha pubblicato il romanzo Un nome in meno (2021) e il testo teatrale Spinalonga. Una drammaturgia sulla corruzione (2016). È codirettore della collana di poesia contemporanea Adamàs.
Nessun commento:
Posta un commento