mercoledì 21 maggio 2025

Berto Ricci - PER UN MONDO MENO LADRO - De Piante

 
Berto Ricci
PER UN MONDO MENO LADRO
Lettere ai genitori

a cura di Claudio Mariotti
De Piante editore
collana I Solidi
maggio 2025
pp. 170, euro 22
ISBN 9791280362681
(in copertina, Paul Nash, Battaglia d’Inghilterra (1941), Imperial War Museum, Londra)


Berto Ricci è un intellettuale difficilmente catalogabile: per lui qualcuno ha parlato di fascismo di sinistra, evidenziandone una contraddizione di fondo. Fu infatti fascista, ma anche critico verso quel regime che secondo lui tradiva le istanze rivoluzionarie iniziali. Nelle sue lettere ai genitori emerge un animo irruento, deciso e perentorio, mai però malvagio o maligno, tant’è che anche gli avversari gli rendevano l’onore delle armi.
Sin da giovanissimo, Ricci si sentì spinto all’impegno, volendo essere guida morale e politica della società ed è per questo motivo che sin da subito impegnò le sue energie al servizio dello Stato, e partecipò come volontario e in prima linea ai conflitti bellici in cui l’Italia fu coinvolta.

Un estratto 
   
Firenze, li 31 Maggio 1932 
Cari genitori, 
Pare impossibile che da qualche anno a questa parte una buona metà dei miei dispiaceri debbano venirmi da voi, mentre io so benissimo di non avere nulla di grave da rimproverarmi nei vostri riguardi. Non voglio affatto farmi migliore di quel che sono e riconosco tutti i possibili torti, ma è assurdo, e sarebbe ridicolo (se non fosse per me molto doloroso), che voi non abbiate capito come sotto un’apparente durezza e anche brutalità io nasconda una sensibilità estrema e una sincerità di sentimenti che voi non sospettate neppure. È possibile che voi mi conosciate così poco? Io tornavo da Roma stanco della prova e felice d’averla superata, con l’idea di riposarmi qualche giorno e riprendere poi con più energia il lavoro in tutti i sensi. Ero stato la mattina di sabato al Pincio e m’ero ubbriacato di sole, tornavo a Firenze sempre più fiducioso nella mia giovinezza e nel mio avvenire, bevevo dal treno a pieni polmoni il vento della campagna e m’illudevo d’avervi dato una gioia. Sappiate che io non ho mai cessato di volervi bene anche quando, con amarezza indicibile, ho dovuto giudicarvi ingiusti e ciechi di fronte a me. E mai, parlando con altri, ho avuto una parola d’accusa per voi anche dopo che ci siamo lasciati, anzi ho sempre cercato di spiegare la cosa nel modo più naturale, come inevitabile contrasto di opinioni e di età e null’altro. Torno dunque dopo questo breve respiro nella mia città e trovo subito il più immeritato dolore. E tutto per mio bene, dite voi: sarà e voglio crederlo. Ma è triste il bene che mi volete se non riesce che a inasprirmi e ferirmi. Eh santo Dio, non tutti hanno le lacrime a portata di mano, ma tutti hanno un cuore e forse più di tutti ne hanno quelli che sembrano più insensibili e indifferenti. Ora ripensando con freddezza a quel che è stato dovete riconoscere d’avere per lo meno esagerato. Prima di tutto non avete la minima idea della difficoltà di quell’esame; poi è ingiustissimo da parte vostra non comprendere che riuscire ad avere il titolo dell’abilitazione con tutto il daffare della scuola e il resto, con una malattia addosso, in una prova dove tre quarti dei candidati (gente che in generale non ha altro da pensare) cadono o si ritirano, è già qualcosa. E anche le allusioni alla questione del denaro, che sapete come per me sia delicata, non sono certo generose. E quei soliti discorsi sulla gente che mi avrebbe messo in testa cose che io ho in testa da quando son nato, cose che io già pensavo quando giovanetto passavo i giorni nella solitudine delle Apuane, sono un’altra prova della vostra totale incomprensione del mio spirito e della mia natura. Io vi ho sempre detto che non posso esser diverso da quel che sono; vi ho detto che bisogna ringraziare Iddio o la mia sorte per l’equilibrio che è in me, e che mi concede di dominarmi e sottopormi volenterosamente alle circostanze della vita. È un dono che gli artisti e gli uomini d’intelligenza grande e viva generalmente non hanno, e questo moltiplica le loro sciagure. Io con pochissimi altri ho questa padronanza di me stesso e questo adattamento alla realtà; voi non sapete quanto sia grande questa fortuna. Né si può pretendere che io vuoti il mio animo di tutto il suo contenuto e mi rassegni all’esistenza dell’uomo nato unicamente per la famiglia e il lavoro quotidiano. Una delle prime cose che dissi a quella buona figliola5 che è la mia fidanzata fu questa: Tu non sai quanto bene ti voglio, ma bada, non mi chieder mai d’essere “la mia vita” perché chiederesti l’impossibile. –6 E lei umile e dolce rispose di sì, forse se ne afflisse dentro di sé, ma non manifestò nulla perché mi amava e perché l’amore insegna e comanda questo e ben altri sacrifici. Ora proprio da voi che mi avete messo al mondo deve essermi negato questo. (...)
 
Berto Ricci (1905-1941), uno dei più importanti intellettuali fascisti, fu guida di molti giovani, fondatore di L’Universale, rivista di eroici propositi che fece scuola. Protagonista della vita culturale fiorentina, in lui Mussolini vedeva l’uomo nuovo. Partì volontario per la guerra d’Etiopia e per la Libia durante il secondo conflitto mondiale, dove trovò la morte, mitragliato da un aereo inglese.

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