mercoledì 14 maggio 2025

Fabrizio Beverina - LE ALI DELL'AYAHUASCA - Ortica

Fabrizio Beverina
LE ALI DELL'AYAHUASCA
Visioni, illuminazioni, rinascite tra spirito e materia

Ortica editrice
collana Le Ombre, 24
maggio 2025
pp. 192, € 15,00
ISBN 9791281228429

L’ayahuasca mi ha incontrato lì su questa rotta centro-sud americana. Lì mi ha mostrato tutto, la forma dell’Universo e il continuo trasformarsi della vita. Infine mi ha fatto fare pace con la mia vita. Mi sono innamorato di me stesso e del mondo intero. Un viaggio unico e intenso nel cuore della giungla amazzonica, dove l’autore esplora le profondità della coscienza attraverso l’Ayahuasca (un decotto psichedelico a base di piante amazzoniche in grado di indurre un effetto visionario) e altre medicine ancestrali, offrendo uno sguardo intimo sul potere trasformativo di queste pratiche.


Un estratto

dalla Prefazione

Quello che avete tra le mani non è un libro spirituale. Giusto per mettere le cose in chiaro fin dall’inizio. È la mappa delle mie esplorazioni psiconautiche in un mondo apertomi dal DMT. Un’avventura che mi ha spinto ad aprire un centro di medicina ancestrale nel mezzo della jungla amazzonica. Un posto dove posso lavorare tranquillamente con questa molecola, in forma di medicina in totale legalità e con persone che hanno conoscenze antiche. La maggior parte dei clienti viene al nostro centro di medicina chiedendo l’esperienza mistica. Ma che rimane di quella esperienza mistica uno o due mesi dopo? e un anno dopo? Che cosa chiediamo a questa esperienza? Di cambiarci la vita? Di curarci? Non basta una cerimonia per questo, e magari neanche mille. Uno sciamano mezzo ubriaco in un bar in Iquitos mi raccontava: “I turisti arrivano e chiedono alla medicina di curarli, e l’ayahuasca mostra i problemi. Li trasforma. Ma poi sta a te continuare. Eh no. L’ayahuasca non fa il lavoro per te. L’ayahuasca scioglie i nodi, ma da lì in poi il lavoro è tuo.” Moltissimi arrivano chiedendo l’esperienza forte e ne restano alla fine schiacciati. Il processo di crescita cammina tra le valli delle ombre, un percorso che ha i suoi rischi e difficoltà. Chi è pronto a tuffarsi nel proprio mondo delle ombre? Quel pantano puzzolente dove il seme del loto aspetta di sbocciare. Ho visto in una cerimonia un ospite imprigionato in un catrame vivente che gli cresceva addosso facendolo sprofondare nell’acqua. Gli vedevo la faccia a poco a poco ricoprirsi di grumi di asfalto. Due occhi bianchi dentro una roccia nera urlavano di terrore. E quella maschera nera che cresceva chiudendo tutti gli spiragli. Non aveva più ossigeno. Chiesi all’ayahuasca se potessi fare qualcosa per aiutarlo. La madresita mi rispose che facendo forza dall’esterno per rompere quella corazza si sarebbe potuto danneggiare anche chi vi stava dentro. La soluzione più sicura è quella scelta dall’uovo. Era il nostro ospite che doveva rompere il guscio per cercare l’aria. Non la medicina. Non gli sciamani. Io vomitai per lui solo un po’ delle sue paure. Ci vuole una dose di coraggio o incoscienza per cercare queste esperienze ma soprattutto una buona motivazione. Altrimenti sarà un storia tra le tante del viaggio in Perú, la tv della jungla come qualcuno la chiama. Ho visto gente che veniva solo per esorcismi, dalla ayahuasca non ha ottenuto niente, solo l’esorcismo che avevano chiesto. Sembra ovvio. Se non chiedi niente ti sintonizzi a caso su uno dei canali multidimensionali della pazza nonna ayahuasca e ti godi lo show. Così succede spesso con i ragazzini, si godono uno show della natura e della sua bellezza. Ma se chiedi guarigione e sei alla ricerca della conoscenza, preparati ad una Hiroshima. Cosa è dunque questa spiritualità che tutti vengono a cercare? Qui nella jungla significa usare l’aiuto degli spiriti per fare qualcosa di pratico. Cose semplici: guarire da malattie, trovare un buon lavoro, un uomo o una donna da amare, eliminare la sfortuna, e respingere attacchi di altri sciamani. Ma anche cose più triviali, come sapere chi mi avesse rubato il fucile da caccia. Tradizionalmente si usava l’ayahuasca per scoprire dove si nascondevano gli animali da cacciare o quali erano le condizioni migliori per attaccare la tribù vicina e rubargli le donne. Cose semplici con risposte chiare. Adesso arrivano persone nei centri di ayahuasca chiedendo allo sciamano di aiutarli ad illuminarsi, a trovare l’anima persa, di curarli dal SPT, o dalla depressione. “Illuminarsi? Come una lucciola?” Ride lo sciamano. E mi guarda con occhi incuriositi, “questi turisti cosa vogliono?”. Così io, nel mio ruolo di mediatore culturale e non solo traduttore del centro, mi trovo a tradurre fiumi di diagnosi psicologiche, problemi metafisici, e paturnie cosmiche in parole che lo sciamano possa comprendere. “Don Gardel, il chico, non sta bene. La sua testa è come sporca. Si sente spossato.” Più parlo e più mi accorgo di perderlo. In ogni modo la soluzione è sempre quella: Ayahuasca. “Bisogna pulire bene. Tutto. Da sopra e da sotto: da bocca a culo”. Per gli sciamani il lavoro con gli spiriti ha un fine pratico e molto semplice: migliorare la vita della comunità. Beh, così tradizionalmente era. Adesso lo sciamano spesso preferisce usare questo potere per fini puramente personali che spesso non sono altro che soldi, donne e salute. Come nel resto del mondo. La via dello sciamano non è quella del santo o del guru orientale. O del Don Juan di Castaneda. Per lui il potere “spirituale” è qualcosa di pratico, misurabile nella vita di tutti i giorni anche con il successo che si ottiene. Qui in Amazzonia nessuno si metterebbe a meditare se questa attività non lo aiutasse a diventare piú sano o più ricco, o più potente… o almeno piú magro. Spiritualità qui in Amazzonia significa lavorare su un piano più sottile, un piano che in condizioni normali la maggior parte delle persone non può né vedere né udire. Una dimensione che, comunque, ha ripercussioni sul piano fisico 3D dove ci muoviamo. E proprio qui si vede l’esperienza dello sciamano. Nel conoscere una mappa di questi mondi sottili che trascendono l’esperienza comune. Lo sciamano qui non si misura con quanti chakra ha aperti, ma per quanti e quali tra gli spiriti delle piante e della jungla ha tra i suoi alleati. Lo sciamano è colui che sa muoversi bene negli stati di coscienza non ordinari, i sogni o gli stati alterati indotti dall’uso di sostanze. In questi stati lui può ricevere informazioni riguardo allo stato di salute del suo paziente, al futuro o su come muoversi nelle attività sociali. In Amazzonia diventare sciamano non è un lavoro che si sceglie, o ce l’hai nel DNA, perché ci sono sciamani tra i tuoi antenati, o è la medicina stessa che ti chiama dopo averti cambiato la vita curandoti. Nessuno qui si sveglia e vuole fare il lavoro dello sciamano. È un lungo e duro apprendistato, spesso trascorso in solitudine nella jungla per mesi dietando una pianta. Più sono i mesi passati a dietare in isolamento e più lo sciamano è forte. Niente a che vedere con i corsi che offrono a Iquitos “diventa sciamano in 3 mesi.” Lo sciamano esegue un rituale, in cui non ci sono solo i canti, ma soffia del fumo, dei profumi, del rapè. C’è anche l’uso della chacapa e del tamburo. Qualcuno dice che è un lavoro da teatranti. Sicuramente nei rituali di “sanacion” c’è una buona dose di teatralità, ma non è solo questo. Ho provato come la stessa ayahuasca in mano a sciamani diversi produca risultati differenti. Ho provato come cambi una ayahuasca se è icarata da uno sciamano oppure no. Il compito dello sciamano è un grande servizio. Non è un lavoro facile e per questo è difficile trovare buoni sciamani. In più ora i soldi stanno corrompendo questo mondo. (...)

Fabrizio Beverina, ricercatore biomedico, si è occupato di Affective Computing (design di macchine che comprendono e usano le emozioni umane). Trasferitosi in Cina ha fondato una comunità anarchica RiShi Labs. In Messico ha gestito Kza Libertad, un’altra comunità anarchica, dove ha iniziato a esplorare le medicine tradizionali sudamericane e a vivere con sciamani in Colombia, Perù e Brasile.
Nel 2017 fonda il Paojilhuasca Amazonian Medicine Camp, un centro nella giungla peruviana dedicato alla medicina ancestrale. Qui, ha bevuto Ayahuasca oltre 500 volte. Attualmente collabora con l’università per studiare gli effetti dell’Ayahuasca.

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